Quasi vent’anni fa ho lavorato come tutor per dei corsi di aggiornamento. Gli allievi erano adulti, si trattava di dipendenti e dirigenti di grossi enti. Tra i miei compiti c’era quello di avviare, seguire e gestire una serie di attività di formazione online. In altre parole, agli allievi veniva richiesto di svolgere alcuni esercizi a casa sul proprio computer. Presentavamo l’iniziativa come qualcosa di innovativo e rivoluzionario ma si trattava di una missione ingrata dal momento che a quei professionisti usare Internet nel tempo libero per fini di studio e lavoro non risultava propriamente avvincente.

In questi giorni la didattica via web è tornata di prepotenza nella mia vita. Vista l’emergenza causata dal Coronavirus e la conseguente chiusura delle scuole, insegnanti e ragazzi cercano altri mezzi per portare avanti il programma dell’anno. Devo ammettere che, malgrado gli studenti di oggi siano nativi digitali, il passaggio dall’aula alla virtualità non raccoglie comunque gli entusiasmi di nessuno.

Eppure…

Eppure io continuo a cullare un sogno. Svegliarsi la mattina. Ciondolando per casa andare a preparare la colazione. Sempre in pigiama, ritornare a letto con caffè e biscotti. Dopo una rapida occhiata allo specchio appoggiarsi al cuscino, accendere il computer e collegarsi all’aula virtuale. Dire buongiorno agli allievi e con la tazzina in mano iniziare la lezione.

Non ogni giorno, no, un paio di volte a settimana. Alternare i momenti di presenza fisica a scuola a momenti di streaming. Così, per dire. E sogno anche un piccolo sforzo da parte delle famiglie e dei genitori: ogni tanto qualche ora di homeschooling che fa tanto moderno, emancipazione e progresso. Così, per rispetto verso tutti.