Non avremmo mai pensato di dover rinunciare agli spettacoli dal vivo per così tanto tempo. I teatri, i cinema e le sale di musica chiusi sono un segno doloroso, mettono una tristezza senza fine: ci sono gloriose istituzioni che avevano resistito addirittura in tempi di guerra o sotto i bombardamenti ma l’epidemia del 2020 li ha costretti al silenzio.
In questo scenario silenzioso e desolante in cui dobbiamo per forza di cose abituarci a vivere è un raggio di sole l’opportunità che la Contrada – Teatro Stabile di Trieste ha ideato intorno alla figura di Dante: un bando che offre l’occasione ad alcuni gruppi di artisti di creare e lavorare a un progetto mescolando differenti linguaggi. Da qualche giorno ho cominciato anch’io quest’avventura insieme a quattro amici: Francesco Facca, attore e danzatore, Valeria Gadaleta e Matilde Soliani, danzatrici, e Francesco Amerise, musicista.
“Il clacson di Dante” è il titolo della performance che stiamo costruendo insieme attingendo dai nostri rispettivi mondi espressivi. L’idea parte da un collegamento tra Dante e Trieste: la galleria naturale sulla strada costiera che presenta una parete di roccia simile a un profilo umano che la tradizione popolare attribuisce al sommo poeta. Suonare il clacson tre volte passando con l’automobile lì sotto è una tradizione dei triestini. Intorno a questa azione giochiamo in sala prove con i corpi e le parole, i movimenti, il suono e il video.
Un’esperienza nuova per me che a teatro, di solito, sono abituato a partire da un mio testo scritto: in questo caso la drammaturgia è impastata, invece, con molti altri ingredienti, e a più mani. Con i compagni di scena ci stiamo divertendo a confrontarci e a provare e tutto questo è un regalo straordinario alla fine di questo anno sciagurato. A gennaio presenteremo in streaming il frutto del nostro lavoro, una breve sequenza che illustri “Il clacson di Dante”.
“Abbiamo il traffico in testa!” è una battuta che ben sintetizza la follia creativa di questi magnifici giorni.
