Le canzoni di Steno Premuda

A vent’anni dalla morte, la figura di Steno Premuda, paroliere e autore di quasi cinquecento canzoni, è stata ricordata da Mary B. Tolusso in un bell’articolo pubblicato nell’inserto del quotidiano Il Piccolo realizzato con TuttoLibri. Steno Premuda era mio nonno: quando ero bambino e lui veniva a trovarci, si sedeva al pianoforte e interpretava le sue canzoni che a me e a mio fratello apparivano vecchie e sdolcinate. Poi Marcella Bella inserì il brano più famoso del nonno, “Lanterna blu”, in un suo album e le nostre considerazioni cambiarono.

Ma mio nonno è stato un personaggio sfaccettato e ha fatto molte altre cose: ecco la sua epopea raccontata per filo e per segno.

Mary B. Tolusso

STENO PREMUDA, IL FABBRICATORE DI CANZONI CHE DA TRIESTE MANDO’ PAROLE E MUSICA IN TUTTA ITALIA

Il Piccolo Libri, Il Piccolo, 8 gennaio 2022

«Ti porto con me per sognar/ nell’ombra di un piccolo bar/ c’è scritto lassù, Lanterna blu / Quel nome sul vecchio lampione/ risveglia la nostra passione/ del tempo che fu, Lanterna blu…». E poi la musica procede, insieme alle parole che ci raccontano la storia di due ex amanti, di nuovo insieme sotto quella “Lanterna blu” che, con tutta evidenza, sta a simboleggiare la luna. Insomma c’è tutto: una melodia facile ma sofisticata, la nostalgia, lo struggimento, l’amore che si rinnova. E la luna. Forse in molti conoscono questa canzone leggera, interpretata da grandi autori, tra cui Marcella Bella che la inserì, nel 1995, nel suo album “Anni dorati”.

Ma forse non tutti ricordano che “Lanterna blu” è stata scritta dal musicista e paroliere triestino Steno Premuda, nel 1949 e ha avuto più di trenta incisioni per l’interpretazione. La vollero cantare, tra gli altri, Oscar Carboni, Giorgio Consolini, Katyna Ranieri e Teddy Reno. Insomma un notevole successo e non fu l’unico. Premuda infatti ha scritto più di 400 canzoni, quasi tutte inserite nel genere leggero e popolare. Era nato nel 1913, a Montona, in Istria. Di lui oggi rimane una bella eredità musicale, una passione che ha coltivato fin da adolescente. Forse frutto anche di geni ereditari, dal momento che il nonno di Steno Premuda, era amico di Franz Lehar.

Ma va detto che la musica in casa non è mai mancata, anche i genitori l’amavano. Un talento subito notato. Giovanni Raimondo, autore della celebre “Piemontesina” e colaboratore del Trio Lescano, propose infatti a Steno Premuda di trasferirsi a Milano, capitale di tutte le arti, offerta non accolta, ahimè, ciò però non impedì un’attiva collaborazione tra i due.

La storia di Steno come musicista inizia prima, a 17 anni, quando organizza, al Casinò di Lussinpiccolo, serate musicali. Fu allora che cominciò a scrivere le prime canzoni e a ideare i suoi testi per musicisti triestini quali Ballig, Viezzoli, Borsatto, Brosolo, Cergoli e un altro noto musicista come Publio Carniel (nato a Trieste nel 1899). Il nome di Premuda rimarrà legato a quello di Carniel per un altro successo: “Sogno de sartina”, composta nel 1944.

E poi giunsero i contatti nazionali, in un’Italia post bellica che aveva voglia di dimenticare e riprendersi, Steno Premuda partecipa a questa rinascita collaborando con i celebri Pattacini, Sciorilli, Casadei, Raimondo e Cherubini, con quest’ultimo nel 1949 fondò il primo sindacato a tutela dei parolieri. Premuda era un paroliere appunto, ma a ciò affiancava anche la musica dal momento che suonava pianoforte e chitarra, ed era naturalmente iscritto alla Società degli Autori. Ma chi era? Una persona brillante, socievole, piena di energia, un «vulcanico poeta», era stato definito. È indubbio che era un uomo pieno di risorse. La musica era la sua principale passione, ma non il primo lavoro. Per cui Steno attraversò la vita anche come insegnante delle scuole elementari. Ma ha fatto di più. Qualcuno forse ricorderà il suo negozio, che era ubicato in Corso Italia. Erano gli anni Sessanta e Settanta e a Steno venne l’idea di aprire un’attività di articoli musicali. Giusta intuizione. Il negozio, con non poche ascendenze didattiche, si intitolerà “ABCDischi e Musica”, in poco tempo divenne un punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere leggero, punto di incontro per autori e artisti. In fondo, a quell’epoca, il nome di Steno era già noto. Ma quali furono i suoi strumenti di diffusione? I contatti e le collaborazioni con compositori di fama, come abbiamo già visto, da Giovanni Raimondo a Casadei. Va detto che l’inizio del cammino, nell’ambiente artistico, come per ogni cosa inizia a casa propria. Infatti dopo il 1945, Steno si impegnò a partecipare ai concorsi più noti, molti dei quali organizzati dal giornale “I Marameo”, rivista umoristica ben nota in città. Un altro punto di riferimento era il Politeama Rossetti, sede di un celebre festival dedicato alla musica popolare in vernacolo. Steno partecipò il 5 giugno del 1947 e portò via il primo, secondo e terzo premio quale autore delle canzoni: “ La tornarà”, “El nostro mar” e “Fior de Trieste”.

Siamo in una città dalle sorti ancora incerte e “La tornarà” auspica il desiderato ritorno dell’Italia. Dieci anni prima aveva vinto con “Pellicole”, scritta con Gigi Borsatto e nel 1939 trionfò con la canzone “Chi mi bacia”, un valzer di Ballig-Premuda, che la critica definì produzione di «due ben noti fabbricatori di canzoni». La già citata “Sogno de sartina”, ebbe invece grande successo nel concorso “Primavera de Trieste”. Nel periodo di attesa del ritorno dell’Italia, Steno si impegnò scrivendo diversi testi sia in dialetto che in lingua di carattere patriottico come “Risorge la Lega” o “L’esule canta”, incisa pure su disco e ancora con Carniel scrisse “Sentinella di Redipuglia”. Ma fu autore di un repertorio vastissimo. “Tango argentino”, musicata da Wassil, fu incisa dalla moglie di Rascel: Tina de Mola. Tra le sue più celebri in lingua italiana sono: “Raffica”, “Sempre così”, “Sull’Adda”, “Bambina”, “Stradaiola”, che ebbe molte incisioni discografiche. E ancora “Amico fiume”, “Vecchio Mississippi”, “Dimmi tu, primavera”, “L’arca di Noè” e tante altre. Un grande successo ebbe la sua ultima fatica, “Lanterna blu”, musicata da Vittorio Herbin, che nel 1952 fu premiata al Festival della canzone italiana a Parigi, lanciata da Oscar Carboni e tradotta in diverse lingue. Steno Premuda si spense il 24 febbraio del 2002, siamo quasi a vent’anni dalla morte infatti. Lasciò la sua musica, certo, lì dove è travasato il suo talento, non senza aver composto testi anche per la famiglia, come un sonetto caudato per la laurea del nipote, Corrado Premuda, con il fratello Massimo attivi in diversi campi artistici, attitudini ereditate (anche) dal nonno. D’altra parte basti ascoltare “Lanterna blu”, interpretata da Marcella Bella (la trovate anche in You Tube) per non avere dubbi sull’estro artistico di Steno, stella musicale della città, poeta, paroliere, specialista di sentimenti.

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