Un autore che andrebbe letto e analizzato è Silvio D’Arzo (1920-1952). Essendo vissuto poco più di trent’anni ha prodotto poco, molti testi sono rimasti incompleti e a lungo inediti, e lui è stato abbastanza dimenticato. Avevo letto “Penny Wirton e sua madre” e “Casa d’altri” ma adesso ho avuto la possibilità di scoprire altri suoi racconti. Ne ho scritto un articolo per il quotidiano Il Piccolo che condivido coi lettori del blog.
Corrado Premuda
QUEL PINGUINO SENZA FRAC CHE CI INVITA A RITROVARE IL DIMENTICATO SILVIO D’ARZO
Il Piccolo, 19 aprile 2022
C’è chi dice che, a parte il celeberrimo Pinocchio di Collodi, ci sia nella letteratura italiana solo un’altra storia per ragazzi all’altezza dei grandi romanzi di formazione dedicati ai più giovani che riesce a mescolare in giuste quantità poesia, dramma, ironia e fantasia senza essere sdolcinata o ingenua. E questa storia è “Penny Wirton e sua madre” di Silvio D’Arzo. Bisogna subito aggiungere che non si tratta di un testo noto a tutti e che il suo autore, Ezio Comparoni, che scelse uno pseudonimo e scrisse poco dal momento che morì nel 1952 a soli trentadue anni, è una figura ancora sfuggente e misteriosa del nostro Novecento. Il racconto di Penny Wirton, ragazzino che vive con la madre nell’immaginaria contea di Pictown agli inizi del Settecento e che scopre le tristi verità riguardo al padre morto origliando una conversazione di notte al cimitero tra lo spirito del genitore e la mamma, è materiale per i ragazzi di una volta, oggi lettura che possiamo considerare per adulti. C’è il senso dell’avventura che richiama Stevenson, Dickens e Kipling e che parte da situazioni domestiche per prendere il largo tra le angherie dei compagni di scuola, i consigli di un oste, i deliri romantici di un cieco e che spingerà Penny a distinguersi da tutti gli altri e a salvare il villaggio da una banda di briganti. Ma ci sono anche intime radici autobiografiche in un personaggio che, come l’autore, cresce senza il padre in povertà e indigenza insieme alla madre e questo marchia la sua esistenza appartata e schiva.
Questa e altre storie per ragazzi di Silvio D’Arzo vengono adesso finalmente ripubblicate nel volume “Il pinguino senza frac e altri racconti” (Bompiani, pp. 480, euro 16), a cura di Roberto Carnero, completo di alcune illustrazioni di Franco Matticchio. Anche la storia che dà il titolo al libro vede spunti personali del suo autore riflettersi, in questo caso, nel pinguino Limpo che, proveniente da una famiglia poverissima, scopre andando a scuola la sua diversità: a differenza degli altri pinguini lui non possiede il classico manto che ricorda un frac. Per non pesare sui genitori decide di tentare la fortuna per procurarsi la veste adeguata, dimostra coraggio e maturità e dopo mille incontri e peripezie potrà far ritorno a casa più forte, disinvolto e sereno.
Nel volume compaiono anche “Tobby in prigione”, in cui è presente il tema della violenza dell’uomo sugli animali, e l’incompleto “Una storia così” il cui protagonista è un insegnante, un supplente, che è anche scrittore e che lavora in un collegio che ha per direttore uno strano personaggio che vieta agli studenti di leggere libri che non siano i tre testi di cui è autore lui stesso. D’Arzo, il cui capolavoro è “Casa d’altri” che Montale definì “un racconto perfetto”, regala perle d’invenzione e di stile nelle sue storie per ragazzi, tratti fantastici che assecondano un’analisi precisa e convincente dei vari caratteri, intrecci appassionanti, una lingua ricca, elaborata, accurata. C’è un senso della morale in lui che è libero da sentimentalismi e facile buonismo e un concetto di redenzione che nasce dall’impegno quotidiano. Penny Wirton, quasi sulle orme di Rossella O’Hara, conforta la madre dicendole: “E domani sarà lunedì.” E lei conclude la storia rispondendo: “Lunedì? Ecco una decente parola. Una garbata parola, lunedì. E per giunta è l’unica strada per arrivare a domenica”.

L’ha ripubblicato su Downtobaker.
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